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 RADUNO DEL SALERNO FUORISTRADA AD ACCIAROLI

01-02 MARZO 2008

 

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ACCIAROLI

Chi arriva da Salerno seguendo la statale sulla costa, superate le incantevoli colline di Licosa, la nota sirena del mito, scorge, su un lembo di terra che si protende in mare, la Marina di Acciaroli.
Incastonato nella natura è l’abitato; esso si caratterizza per la chiesa di Sancta Maria dell'Acciarolo sul lido, di cui si ha notizia già dal 1187, e la torre che i normanni edificarono verso la fine del XII secolo. Tali proprietà appartennero ai potentissimi principi Sanseverino di Salerno, insieme a una fascia di terra che ripercorre il fiume Iandolo fino al monte Stella, poi passate ai Capano di Pollica nel XVII secolo.
Il primo riferimento ad Acciaroli risale al 1165. Il toponimo si riferisce a un arbusto spinoso della famiglia delle rosacee, simile al biancospino, ma esiste anche un'origine greca, azale, che indicherebbe un approdo "senza tempesta". L'importanza del luogo deriva dal fatto che esso fu sede di una dogana fino al XIX secolo.La chiesa dell'Annunziata è di fabbrica molto antica e nel XVI secolo, Fabrizio Poderico, signore del feudo di Cannicchio, donò ai Francescani un terreno attiguo alla cappella per la costruzione di un convento che sarebbe stato poi soppresso nel 1652. L'attuale chiesa è il risultato di vari rifacimenti; l'ultimo risale al 1971.
Di interesse è la composizione delle maioliche sul timpano che raffigura l'Annunciazione e la torre campanaria.
La torre sul porto, oggi di proprietà privata, è una fortificazione di fascino. Si tratta di una torre a base quadrata, costruita in seguito alla progettazione degli Angioini di un complesso sistema difensivo costiero, di importante funzione già a metà del XIII secolo, quando Federico II la fece inserire nel sistema per difesa del litorale dagli attacchi pirateschi.
Peculiari di Acciaroli, ma da molto tempo scomparse per la massiccia riorganizzazione portuale del 1970-73, erano le tipiche case in pietra erette su scogli affioranti dal mare che disponevano, all'altezza del primo piano, di una passerella per superare il dislivello che le distanziavano dalla strada.
La via Vecchia s’imbocca dal porto in più punti, e, tra la fine del XIX e i primi anni del XX secolo, fu affiancata ad un livello superiore dall’attuale via Pubblica; gli abitanti si agganciarono ad essa con ballatoi aerei di legno, poi rifatti in cemento, da cui ad essa deriva, in alcuni punti, una soluzione edilizia di originalità e suggestione.
Anche la torre del Caléo è una possente fabbrica costruita nel 1520 poco a sud dell’abitato attuale per volere del signore di Cannicchio.
Dumas, il famoso romanziere francese, il 15 settembre del 1860, approdò ad Acciaroli con la goletta "Emma" per portare circa 400 fucili ai Mille di Garibaldi, presi in consegna da Leonino Vinciprova, uomo di fiducia dell'eroe dei due mondi. Tra le memorie, leggendarie e popolari, quella della presenza di Hemingway, tramandata da vecchi pescatori, testimoni del tempo, nonché per riscontro indiretto della televisione giapponese che sarebbe giunta, in secondo momento, a intervistare quei pescatori che avrebbero conversato sul molo col "grande saggio del mondo".
 



 

PARCO NAZIONALE DEL CILENTO E VALLO DI DIANO

Istituzione D.L. 394 del 6.12.1991

Codice di identificazione dell'Elenco Ufficiale delle Aree Naturali Protette n. 13

Autorità responsabile: Ente Parco

Superficie Parco: 178.172 Ha

Regione: Campania

Provincia: Salerno

Comunità Montane:

Alburni, Alento-Monte Stella, Bussento, Calore Salernitano,Gelbison e Cervati, Lambro e Mingardo, Vallo di Diano, Tanagro

Comuni:

*Agropoli, *Aquara, Ascea, *Auletta, Bellosguardo, *Buonabitacolo, Camerota, Campora, Cannalonga, *Capaccio, *Casal Velino, *Casalbuono, *Casaletto Spartano, *Caselle in Pittari, *Castel San Lorenzo, *Castelcivita Castellabate, *Castelnuovo Cilento, Celle di Bulgheria, Centola, *Ceraso, *Cicerale, *Controne, Corleto Monforte, *Cuccaro Vetere, Felitto, *Futani, *Gioi, *Giungano, *Laureana Cilento, Laurino, *Laurito, *Lustra, Magliano Vetere, *Moio della Civitella, *Montano Antilia, *Monte San Giacomo, Montecorice, Monteforte Cilento, *Montesano sulla Marcellana, *Morigerati, Novi Velia, *Omignano, Orria, Ottati, Perdifumo, *Perito, *Petina, Piaggine, Pisciotta, *Polla, Pollica, *Postiglione, *Roccadaspide, *Roccagloriosa, *Rofrano, Roscigno, Sacco, *Salento, *San Giovanni a Piro, San Mauro Cilento, San Mauro la Bruca, *San Pietro al Tanagro, *San Rufo, Sant'Angelo a Fasanella, *Sant'Arsenio *Santa Marina, *Sanza, *Sassano, Serra Mezzana, *Sessa Cilento, *Sicignano degli Alburni, *Stella Cilento, Stio, *Teggiano, *Torre Orsaia, *Tortorella, *Trentinara, Valle dell'Angelo, *Vallo della Lucania

La Riserva di Biosfera del MAB-UNESCO

Il Comitato Consultivo sulle Riserve della Biosfera del Programma MAB (Man and Biosphere) dell'UNESCO, nella riunione tenutasi a Parigi tra il 9 ed il 10 giugno del 1997, ha inserito all'unanimità nella prestigiosa rete delle Riserve della Biosfera il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Il concetto di Riserva di Biosfera, introdotto nel 1974 dal "Gruppo di lavoro del Programma MAB sull'Uomo e la Biosfera" dell'UNESCO, fu messo in atto nel 1976 con l'attivazione della "Rete Mondiale di riserve di Biosfera" ritenuta la componente chiave per realizzare l'obiettivo del MAB: mantenere un equilibrio, duraturo nel tempo, tra l'Uomo ed il suo Ambiente attraverso la conservazione della diversità biologica, la promozione dello sviluppo economico e la salvaguardia degli annessi valori culturali.

Le Riserve di Biosfera sono dunque "aree individuate in Ecosistemi, o in combinazioni di Ecosistemi, terrestri e costieri/marini" e riconosciute a livello internazionale nell'ambito del MAB (Quadro statutario della Rete Mondiale delle Riserve di Biosfera). In sintonia con i moderni concetti di protezione e conservazione dinamica le Riserve di Biosfera dal 1995 (Convenzione di Siviglia - Risoluzione 28 C/2.4 - Conferenza Generale dell'UNESCO) assumono un nuovo e più preciso ruolo che si integra perfettamente con le funzioni istitutive dei Parchi Nazionali e con i principi sanciti dalla Legge del 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge Quadro sulle Aree Naturali Protette). Per la prima volta in Italia, con la creazione della Riserva di Biosfera del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano, viene introdotto il concetto di Conservazione localizzata, a tutela di zone specifiche (dette "a macchia di leopardo"), all'interno del perimetro di un'area di ampia estensione.

Il Parco dunque, in applicazione delle direttive del programma MAB-UNESCO, dovrà esercitare, oltre ai suoi compiti istitutivi, una specifica funzione promozionale e socio-economica che tenga anche conto delle interrelazioni tra beni culturali e beni naturali. Il territorio tutto assume inoltre una valenza trans-nazionale e mondiale avendo stipulato un "patto" prioritario per garantire quei collegamenti fra ecosistemi, connessi o similari, che caratterizza il concetto stesso di "Rete", (a tutto il 1996 la rete mondiale MAB comprende 329 riserve in 82 paesi) e per permettere che l'informazione circoli liberamente fra tutte le nazioni interessate. Uno dei più importanti obiettivi delle Riserve di Biosfera è anche un investimento nel futuro realizzato attraverso programmi, scientificamente corretti, di formazione, divulgazione ed informazione sulle relazioni tra Umanità ed Ambiente con prospettive a lungo termine e su base inter-generazionale. In definitiva le Riserve di Biosfera devono preservare e generare valori naturali e culturali attraverso una gestione scientificamente corretta, culturalmente creativa ed operativamente sostenibile

L'inserimento nella lista del Patrimonio mondiale dell'UNESCO

La Candidatura del Parco e dei siti archeologici di Paestum e Velia per l'inserimento nella lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO assume un aspetto innovativo a livello internazionale, sia perché propone in modo unitario ed inscindibile i valori Ambientali e Culturali della vasta realtà territoriale di uno dei più grandi Parchi Nazionali Italiani, importantissimo in ambito mediterraneo, sia perché è stata avanzata su proposta di più Autorità territoriali ed amministrative (Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, Provincia di Salerno, Comune di Capaccio-Paestum, Ente Provinciale per il Turismo, di intesa con le Soprintendenze B.A.A.A.S. ed Archeologica e sotto l'alta garanzia della Prefettura di Salerno). Ciò in linea con le direttive della Convenzione internazionale che gradisce in modo particolare, fin dal momento della scelta di candidatura, il convinto coinvolgimento degli Enti e delle popolazioni più direttamente interessate alla gestione ed alla cura del Bene.

Giustificazione del valore eccezionale universale:

il Parco del Cilento e del Vallo di Diano, risultato dell'opera combinata della Natura e dell'Uomo, rientra nella categoria dei paesaggi evolutivi (Beni Misti), essendo il risultato di eventi storici, sociali, economici, artistici e spirituali, e raggiungendo la sua "forma" attuale in associazione e risposta al suo ambiente naturale. È, oggi, un paesaggio vivente che, pur mantenendo un ruolo attivo nella società contemporanea, conserva i caratteri tradizionali che lo hanno generato nell'organizzazione del territorio, nella trama dei percorsi, nella struttura delle coltivazioni e nel sistema degli insediamenti. Come le specie naturali negli ambienti geografici, così i diversi popoli hanno trovato in questi luoghi il punto di contatto, gli incroci e le fusioni, l'arricchimento del patrimonio genetico. Nel Cilento si realizza l'incontro tra mare e montagna, Atlantico e Oriente, culture nordiche e culture africane. Il territorio fonde popoli e civiltà e ne conserva le tracce evidenti nei suoi caratteri distintivi: la Natura, il Patrimonio Culturale, Archeologico, Architettonico, l'Assetto Territoriale intriso di elementi medioevali, il mondo vivo delle Tradizioni. Posto al centro del Mediterraneo ne è dunque il Parco per eccellenza perché di questo mare incarna quello che è lo spirito più profondo, la ricchezza in biodiversità, la compenetrazione ambientale, la Storia sintesi dell'incontro di genti e civiltà diverse.

Rispondenza ai criteri UNESCO:

Il Parco è stato candidato, unico in Italia, come Bene Misto, naturale e culturale. Come bene naturale esso risponde ai criteri UNESCO (ii); (iii); (iv):

(ii) è un esempio eminente e rappresentativo del processo ecologico e biologico degli ecosistemi mediterranei, racchiudendo in un unico Parco comunità di piante e di animali che vanno dalle forme marine a quelle terrestri aride, semi aride, nordiche, atlantiche, asiatiche, collinari e alto montane.

(iii) rappresenta, nelle sue coste intatte ricche di grotte ed insenature, nelle sue montagne interessate da fenomeni carsici, nella ricchezza di specie vegetali endemiche uniche, un'area di bellezza naturale ed importanza estetica eccezionale.

(iv) contiene habitat naturali tra i più rappresentativi per la conservazione in "situ" della diversità biologica e per la sopravvivenza di specie animali minacciate, come la Lontra, e specie vegetali uniche, come la Primula palinuri, aventi un valore universale eccezionale dal punto di vista della conservazione.

Dal punto di vista dei Beni Culturali risponde ai criteri UNESCO (iii); (iv); (v):

(iii) apporta una testimonianza eccezionale sulle tradizioni culturali e la civiltà delle antiche genti mediterranee, attraverso il sistema dei percorsi, degli insediamenti, dei santuari ancora esistenti e delle vestigia archeologiche intatte;

(iv) è un esempio eminente della civiltà urbana fin dalle sue prime manifestazioni conserva intatte le strutture e le architetture illustranti il periodo della prima colonizzazione greca in Italia, con la particolarità di esaltare l'incontro della Magna Grecia con le Culture Appenniniche e Mediterranee;

(v) costituisce un esempio eccezionalmente rappresentativo della cultura medioevale nel sistema degli insediamenti umani e dei modi di utilizzazione dello spazio, cultura stratificatasi su sistemi di percorsi e organizzazione territoriale risalenti alla più alta antichità e alla preistoria, e conservatasi fino ai nostri giorni preservando contemporaneamente i segni straordinari delle originarie e millenarie matrici culturali

 

 
Dalla Preistoria alla Storia

La natura carsica delle terre cilentane e la conseguente ricchezza di grotte ha senza dubbio favorito la presenza dell'Uomo che in esse si è rifugiato, ha trovato riparo, ha consumato i suoi pasti. i più antichi segni della presenza antropica risalgono al Paleolitico medio (500.000 mila anni a.C.) e le sue tracce continuano attraverso il Neolitico e fino all'Età dei Metalli.

La presenza dell'Uomo primitivo è ancora oggi tangibile attraverso la presenza dei suoi "strumenti" disseminati sia lungo le grotte costiere tra Palinuro e Scario, sia in quelle interne dislocate lungo gli antichi percorsi di crinale dei massicci montuosi (Grotte di Castelcivita), sia nel Vallo di Diano (Grotte dell'Angelo, Pertosa). Ed è attraverso questi antichi sentieri che prese probabilmente avvio la grande avventura delle prime comunità che, senza soluzioni di continuità e per migliaia di anni, stabilirono contatti e intrecciarono scambi e relazioni con i Popoli del mare e con quelli dell'Appennino. Le testimonianze, nella comunanza di forme degli oggetti locali con quelli delle antiche culture delle Lipari, del Tavoliere, di Serra d'Alto, sono nei corredi funerari della locale Cultura del Gaudo.

Nell'Età del Bronzo l'intera organizzazione territoriale appare già definita: si evidenziano le direttrici delle transumanze e dei traffici, lungo i percorsi di crinale, dal Tirreno allo Ionio e viceversa, ove sorgono luoghi di culto, altari sacrificali e sculture rupestri come l'Antece dei Monti Alburni. Ed è l'antico Cilento il protagonista della mediazione tra l'Asia e l'Africa, tra le culture nuragiche e quelle egee, tra il mondo nordico "villanoviano" e gli Enotri, i Lucani. Ed è l'avvento dell'Uomo moderno, l'inizio della grande avventura della Civiltà, l'avvio della poliedrica Cultura del Mediterraneo. E forse sulle antiche rotte dell'ossidiana, o alla ricerca di rame, i primi Greci approdarono sulle coste del Cilento (intorno al XVII secolo a.C.) dove più tardi (fine VII-VI secolo a.C.) nacquero le città coloniali: Pixunte, Molpa e l'antica Poseidonia (la romana Paestum), fondata dagli Achei sibariti che qui giunsero, con i popoli appenninici, non dal mare ma attraverso i ben noti, più sicuri e più rapidi percorsi di crinale. Mentre il mare portò i Focei, originari dell'Asia minore, fondatori di Elea (oggi Velia), la città della Porta Rosa, di Parmenide e della sua Scuola Filosofica Eleatica, una delle più importanti e famose del mondo classico, e della prima Scuola Medica.

Poi, a partire dal IV secolo a.C., Lucani, Romani e Cristiani d'oriente intrecciarono traffici ed alleanze, avviarono conflitti e guerre, occuparono e rifondarono città, trasformando il Cilento in un crogiuolo, dove si fondono e si mescolano popoli e culture. Con la caduta dell'Impero di Occidente intorno al VI secolo d.C. iniziò, anche per il Cilento, il lungo periodo delle dominazioni barbariche: i Visigoti di Alarico, la guerra gotica tra Totila e Belisario, il diffondersi del Monachesimo Basiliano, l'imposizione feudale dei Longobardi, i continui attacchi e scorrerie dei Saraceni. Ed ancora una volta ci fù l'incontro tra civiltà diverse, nacquero abbazie e cenobi in cui coesisterono il rito greco e quello latino, lasciandoci splendidi gioielli come la Badia di Pattano con la Cappella di S.Filadelfo gli affreschi della Cappella Basiliana a Lentiscosa.

E poi, nel 1076, la conquista dei Normanni, che trasformarono il Cilento in terra di Baroni, latifondi e sfruttamenti. Per gli anni a venire i Sanseverino, gli Svevi, gli Angioini, combatterono, congiurarono, e le loro tirannie sovente innescarono rivolte; l'intero territorio fu smembrato tra nobili senza scrupoli che, tra il XVI ed il XVII secolo, scrissero una delle pagine più tristi e crudeli di questa terra, contribuendo anche alla nascita del Brigantaggio. E qui la Storia diventa leggenda, ballata di eroi, epopea di un Popolo orgoglioso e stanco di continue violenze e angherie. E finalmente, dopo il sacrificio dell'ennesimo martire immolato in terra cilentana nei pressi di Sanza (Cippo di Pisacane), le Genti del Cilento e Vallo di Diano riconquistarono l'agognata giustizia e libertà.

 

 

 

 

 

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